IL CARRO. TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE
La devozione religiosa costituisce l’ elemento fondamentale : la sacralità del corteo processionale e finalità proprie della funzione liturgica.
L’ utilizzo delle spighe di grano da parte del mondo contadino, nella costruzione dei Carri, ha antiche origini che risalgono ai rituali pagani che si tramuteranno nel tempo, durante i periodi di semina, della mietitura e della vendemmia, in feste popolari. Iside e Cerere, diventano nella cupolina la Madonna Addolorata, elemento ” trionfante” della religione cristiana.
Accanto all’ aspetto liturgico del Cristianesimo, si unisce una cultura antichissima, che, immersa nella memoria delle popolazioni contadine, fa del grano e della mietitura, del raccolto e del dono elementi simboli di un’ esperienza antropologica impregnata di paganesimo. Il Carro covone, simbolo del sacro, che veniva offerto alla Madre Terra, nell’ evolversi dei secoli, diventa uno straordinario e bellissimo Carro devozionale. Le spighe di grano, appena mietuto che, consacrate dalla Santa benedizione, cingono il Carro, rappresentano il ringraziamento del dono della terra.
L’ usanza rituale primissima è rappresentata dall’ allestimento e il trasporto di carri ricolmi di messi appena falciate; nella seconda metà dell’ ottocento nasce ufficialmente l’ Obelisco dalle nuove concezioni artistiche, il cui riferimento è lo stile scultoreo-architettonico delle guglie napoletane e le grandiose “macchine” barocche che caratterizzavano le feste del seicento. Col passare dei secoli, da semplici composizioni di carri di grano si sarebbero trasformati in veri e propri baldacchini, fino ad assumere l’ attuale conformazione artistica dell’ Obelisco di paglia
Obelisco di Paglia
Secondo altre interpretazioni l’ Obelisco ha un nesso profondo negli antichi riti della fertilità della religiosità pagana che la tradizione cristiana ha fatto propri controllandoli ed incanandoli in pratiche religiose. Tuttavia è possibile ipotizzare che la struttura attuale della festa dell’ Obelisco non sia il risultato della sola evoluzione del rito devozionale, bensì un processo di aggregazione di consuetudini popolari diverse che ha avuto inizio nella seconda metà del ‘600. Dalla ricerca studio della tradiizione di Mirabella Eclano, emerge come determinati elementi culturali si siano gradualmente aggregati fino a costruire una struttura unitaria che si è coagulata intorno alla vicenda della Beata Vergine Addolorata.
Testimonianze
Alfonso Cerrati, da un documento microfilmato ” la farfalla milanese” del 1897, custodito presso l’ archivio storico della Biblioteca Nazionale di Milano, cosi descrive la festa del Carro:
“Il Carro, cosi detto pe antonomasia o per metonimia perchè inalberato su di un forte e pesante veicolo dalla sala e dalle ruote sormontate di ferro massiccio si eleva all’ altezza di venticinque metri a guisa di giglia…. Danno una pallida immagine i famosi Gigli di Nola, e – debbo dirlo ? Il lavoro di paglia di Firenze bel potrebbe patire il paragone di quel che nel suo genere è unico e raro a Mirabella “
Michele D’ Amore nel 1927, nel numero unico ” Il Tempio Madonna Addolorata ” cosi scriveva:
“L’ obelisco che ora ha forme architettoniche sul principio si componeva di un comune Carro rivestito du frumento di steli intrecciati, su cui si elevava un piccolo giglio in lavori rudimentali pure di paglia, costruito dalle famiglie più facoltose col proprio lavoro, ed a proprie spese. Intorno al milleottocento le famiglie Crecco e Cappuccio, che avevano devozione per la festa, andarono man mano ingrandendo detto Carro, e pochi anno dopo l’ insigne artista Stanislao Martini, oriundo della vicina Fontanarosa, sposatosi e fissato il domicilio in Mirabella diede all’ obelisco forme architettoniche”
Museo Civico
Il Carro assume una bel definita forma piramidale a base quadrangolare, con struttura in legno, sorretta da travi sovrapposte che assicura a tutto il complesso la necessaria flessibilità durante il trasporto (dove vengono impiegati diversi pariglie di buoi che a turno vengono aggiogati lungo il molto accidentato percorso di oltre due chilometri) e che ne permette lo smontaggio e la conservazione nel Museo Civico del Carro e dei Misteri per l’ anno successivo.
Collocazione
Tra la seconda metà del 1600 e la prima metà del 1700. In seguito alla peste del 1656, grande flagello che spopolò mezza Italia.
Spighe di grano
Utilizzate nella costruzione del Carro dal mondo contadino, dalle origini di rituali pagani fino alla devozione della Madonna Addolorata
Struttura
Da semplici carri rivestiti di paglia di pochi metri ad elaborati Obelischi di 25 metri con sopraffine arte nella lavorazione della paglia
LAVORAZIONE ARTISTICA DELLA PAGLIA
A MIRABELLA ECLANO
La mostra solenne delle arti e manifatture del Regno, soleva farsi ogni due anni nel giorno 30 maggio presso il palazzo reale di Napoli.
Giornale Economico del Principato Ulteriore, Volume 1° Gennaio, Febbraio e Marzo 1840
“Da San Giorgio per un larghissimo stradone che sempre dritto, ed eguale si estende sino a 500 passi, giunsi in Ginestra, comune di 412 abitanti, ex feudo del Barone D. Giuseppe dell’ Aquila, Patrizio Beneventano. Ha questi il merito di servir di modello a quanti mai si propongono di essere utili a’ loro simili che soccorre con larghe elemosine, e con vestimenta, ma piu’ di tutto con dar lavoro a moltissimi per farli servire alle di lui speculazioni georgiche. Coltiva un giardino contiguo al suo palagio di 500 piante esotiche, tra le quali nelle stufe vi han quelle del Caffè, della Musa-paradisiaca, ed a cielo aperto quantità di bellissimi fiori di ogni stagione. Vi mantiene un ‘ uccelleria di fagiani, di tortore bianche, di cicgni, di paperi muti. Mantiene una razza di porcelli della Cina buoni più alla curiosità che all’ Economia, per esser molto piccoli. Nel centro vi ha elegante pagliata con mobili quadri e tappezzerie tutto di paglie nostrali egregiamente lavorate da artisti Mirabellani in modo da non far desiderare lavori consimili d’ estera manifattura. Visitai quel giardino nel 1830 e fui addolorato vedendo che ivi il Barone avea trapiantati molti annosi ulivi svelti da un altro suo latifondo chiamato Cancelleria nell’ agro Beneventano. Ma con estrema soddisfazione li ho riveduti perfettamente vegeti senza che avessero menomamente risentito dall’ inopportno trapiantamente. “
“…un bel lavoro di paglia, opera del Signor Ludovico Lota di Mirabella fu presentato alla Real Mostra Espositiva di Napoli…”
” Belli fiori, e colonne, ed ornati s’ intessono colla paglia in Mirabella.”
I cittadini di Mirabella nel 1831, costruiscono un grande ” Arco Trionfale ” lavorato con la paglia artistica. Opera grandiosa e celeberrima, realizzata in onore del Re Ferdinando II. Il disegno si richiama alle architetture trionfali romane e barocche.
Generali ossequi furono tributati al Re Ferdinando II nel passar sotto Mirabella, durante il suo viaggio per la nostra provincia. Gli abitanti di Mirabella elevarono archi e festoni per circa tre miglia. Alcune di tali strutture furono lavorate con quelli usati nella più grande festa mirabellana: ” la paglia del grano”.
La lavorazione artistica della paglia di Mirabella Eclano rappresenta un capolavoro dell’ artigianato ed è il risultato di varie stratificazioni storiche e culturali che è difficile a prima vista portare alla luce. Il capolavoro appartiene all’ organizzazione artigianale del lavoro. Risale al medioevo e costituisce il punto di arrivo di un lungo apprendistato presso una bottega: facendo un capolavoro, il praticante diventa a sua volta maestro e membro a tutti gli effetti della corporazione. Nel periodo che va dal ‘600 all’ 800, l ‘ accademia prende il posto della corporazione. L’ idea fondamentale che sta alla base di questa svolta culturale dell’ arte, rappresenta un punto fermo per la nozione di capolavoro: la competenza e il saper fare del Maestro di bottega, che eleva la condizione sociale ed economica.
Lo stile artistico del Carro di Mirabella Eclano è la sua manifattura artigianale sono un ” gioiello barocco ” contrassegnato dall’ attualità del barocco, proponendo con veemenza un modello di ricerca di uno stile estremamente elaborato nel linguaggio, è all’ altezza del tumulto degli eventi del mondo.
Un festoso teatro di rituali storici, allestito nelle chiese con ricche cappelle e preziosi altari, guglie e fontane; questa è la Napoli barocca, altrettanto si può riscontrare nello straordinario patrimonio dell’ Arte Sacra del periodo Barocco di Mirabella Eclano. Gli architetti e gli scultori si affidano ai linguaggi delle macchine da feste e degli allestimenti teatrali, del reliquiame religioso per suscitare stupore e ” maraviglia”.
Il valore di una tradizione è un braccio di luce proteso verso il cielo del domani.
Questo è il sabato che spalanca le imposte del cuore al richiamo della memoria, tramuta l’attesa nel brivido dell’anima che si espone alla luce.
Il vento di settembre accarezza la paglia, divenuta arte, nel rumoroso fragore dell’anima in tumulto per la tradizione che scorre nel nostro sangue, nelle nostre mani e nei nostri cuori che saranno sempre aggrappati alle funi dei nostri padri. È questa unione a renderci steli d’erba d’unico prato al limitare del tramonto, mentre la voce della terra e il mormorare delle colline ripetono un suono d’antichi battiti che nel nostro petto parla la lingua dell’amore e della fede.
Tutti insieme vibriamo come la gioia che ci riunisce intorno alla fiaccola di grano delle nostre origini, con la forza e con l’onore di condurre il nostro obelisco di luce sulle colline scoscese della dolce malinconia di settembre.
Oltre il tempo che passa e scolora le stagioni, saremo sempre aggrappati alle funi delle nostre tradizioni, per tramandarle alle generazioni che verranno, saremo la voce dei campi che risorge e proietta un barlume di speranza sul futuro.
Le tradizioni sono come i sentimenti, chi le smarrisce, perde l’unica strada per il domani.
– Massimo Lo Pilato